venerdì 25 settembre 2009

Villa Sant'Antonio. Il grande Menhir

Villa Sant'Antonio  è un piccolo villaggio dell'Alta Marmilla collocato al centro degli ampi spazi solitari che si stendono tra i comuni di Usellus, Asuni, Ruinas e Mogorella.

Sono scarse le notizie che si hanno riguardo allo stesso: una prima ipotesi riguarda l'origine legata al rinvenimento presso una sorgente, ai primi del Settecento, di una statua di Sant'Antonio Abate, da qui il primo nome: Sant'antonio de Funtana Coberta in seguito divenne per evitare omonimie, Sant'Antonio Ruinas.

Il  territorio è un vero e proprio patrimonio archeologico, ricco di monumenti prenuragici e nuragici; ce ne rendiamo conto quando raggiungiamo il menhir di Cuccuru Tundu, uno dei più grandi dell'isola, misura infatti 5,75 metri.

Per raggiungerlo si scende in una piccola valle, quindi si risale in un percorso di siepi incolte, col fondo roccioso segnato dai solchi lasciati dai carri.

Il grande monolito compare all'improvviso di fronte, dopo una decina di minuti di cammino: è un'unico pezzo di tufo trachitico rossastro, in forma di un tronco di cono molto allungato privo della punta; a differenza di altri monumenti simili non ha sui fianchi segni di seni, coppelle o altri simboli, ma la superficie liscia testimonia una lavorazione accurata, eseguita qualcosa come 5000 anni fa.

Accurata anche la scelta del luogo, un colle non alto ma dominante su una vasta area : verso sud si scorge il paese in primo piano e in lontananza la lunga linea orizzontale della suggestiva giara di Gesturi, poi tutt'intorno una serie di colline basse e arrotondata con qualche ciuffo d'alberi e qua e la spuntoni di roccia.

In questa posizione la grande pietra doveva servire non soltanto a rappresentare una divinità per noi misteriosa ma anche segnare, così visibile ed evidente com'è sia il sentiero,  che il villaggio di capanne, che silenziose e discrete si stendevano nelle vicinanze.

martedì 22 settembre 2009

Fordongianus : Le Terme e la Cripta del Martire

Oggi vi condurrò in un viaggio nello spazio e nel tempo al centro della Sardegna, dove si trova incastonata nella valle del Tirso, una delle località termali più importanti dell'età antica : Fordongianus.


Le terme edificate nel I secolo D. C. ed ampliate nel III secolo vennero abbandonate gradualmente dopo tre secoli di splendore e riscoperte solo recentemente.

Fu Tolomeo nel I secolo D. C. a parlare della prima volta del sito, citandolo con il nome di Acque Ypossitanae. Il nome cambiò in Forum Traiani sotto il dominio dell'imperatore Traiano.

All'inizio fu edificato il primo complesso termale a forma di enne dominato da una grande piscina  (Natatio)
attorno alla quale erano posizionate altre vasche secondarie.

Nel III secolo D. C. fu edificato un secondo complesso a forma di esse con i classici Frigidarium, Tepidarium e Calidarium e una scalinata che collegava i due complessi. Nell'area archeologica vi sono pozzi e cisterne adibiti all'imaganizzamento delle acque.

Le antiche terme furono scoperte dallo storico Giuseppe Manno nel 1825. Tra il 1899 e il 1902 furono effettuati i primi scavi.

Fordongianus è conosciuta come capitale della trachite, per via delle numerose cave che caratterizzano il suo territorio. Esempio edificante dell'utilizzo di questo materiale è la Casa Aragonese ubicata al centro del paese :  un'elegante abitazione seicentesca, costruita e decorata con la trachite rosa in stile gotico-catalano e preceduta da un ampio loggiato con colonne dello stesso materiale. Nel 1978 una parte della casa è stata adibita a museo.

In un'area vicina all'attuale centro abitato è stato rinvenuto l'anfiteatro, vicino alla necropoli tardo-antica, sulla quale fu edificata nell XI secolo la chiesa di San Lussorio, valoroso soldato dell'esercito romano, convertito al Cristianesimo dalla lettura dei Salmi e condannato per questo alla decapitazione.

Con la diffusione del Cristianesimo, divenne sede di una cattedra vescovile che fondava la sua forza spirituale sulla diffusione che aveva avuto il culto del martire Lussorio, divenuto patrono del paese.


Nel luogo del martirio venne costruita la tomba che si trasformò in cripta quando al di sopra venne costruita la Chiesa di San Lussorio, realizzata dai monaci Vittorini nella rossa trachite locale con un ingresso sormontato da un campanile a vela, sorge al centro di un'area cimiteriale di età paleocristiana e si ritiene ospiti in una cripta i resti del martire cui è dedicata, all'interno una botola che si apre presso il presbiterio immette in una scalinata che conduce al locale sotterraneo. E una delle costruzioni più antiche dell'arte paleocristiana in Sardegna.

domenica 20 settembre 2009

Tratalias. La Chiesa-sentinella

Rispetto alla concentrazione di attività economiche e di abitanti che unisce Sant'Antioco a Carbonia e Iglesias, con qualche miniera ancora aperta e le industrie di Portovesme, il piccolo centro di Tratalias se ne sta in disparte con le sue strade silenziose.

Il  periodo di maggior grandezza, questo piccolo paese l'ha avuto nel Medioevo quando la gente cercava lontano dal mare riparo dalle ripetute incursioni arabe. Col progressivo abbandono dell'antico centro di Sant'Antioco, iniziò ad ospitare la sede di quella diocesi; fu cosi che nel 1213, iniziarono i lavori per la costruzione di una cattedrale, che venne dedicata a Santa Maria.


Il monumento è ancora oggi ben conservato, grazie ai restauri della prima metà del secolo scorso, sorprende per le sue dimensioni e la sua bellezza anche il viaggiatore che lo sta cercando. Tutto in pietra trachitica dalle calde tonalità, si stende lungo la strada mostrando la lunga fiancata tagliata da lesene e conclusa verso l'alto con un duplice ordine di archetti.

Nella facciata la verticalità del portale, munito di lunetta e delimitato da lesene, si accorda con i bordi orizzontali che dividono la parte bassa da quella alta, mentre elementi di movimento vengono da due incavi a forma di losanga, da uno splendido rosone con l'apertura dentellata e da una scala in pietra, sporgente dal timpano.

Due leoni scolpiti nell'architrave dell'ingresso aperto sul fianco sinistro ricordano le due più grandi e famose statue di Sant'Antioco. L'interno è a tre navate. L'antica cattedrale viene aperta tutti i giorni per consentire il culto e la visita.

Guspini. Memorie d' Oriente


Il portale della chiesa di San Nicolò di Mira a Guspini (CA) conserva nelle nicchie laterali due teste in marmo di gentiluomini spagnoli; al di sopra di un magnifico rosone che racchiude un delicato traforo suddiviso in dodici spicchi, con motivi di origine araba.

Copisce il colore caldo della pietra, consunta qua e la dalle intemperie, dal giallo dorato al grigio verde. In alto un cornicione orizzontale, al di sopra del quale si levano elementi che fanno pensare a merlature a pettine, di matrice aragonese.

Il portale, è d'ispirazione vagamente islamica nei bordi e nell'arco superiore. Fu nel Seicento che due muratori o ( picapedres ) eressero la prima struttura, a croce latina, con copertura sostenuta da capriate in legno; in seguito furono costruite nuove cappelle e il tetto fu sostituito con volte a botte.

Negli anni che seguirono, vennero raccolti all'interno numerosi oggetti di pregio. Acquistato nel 1728, sono stati restaurati qualche anno fa, il tabernacolo in legno dorato, opera di un pittore cagliaritano del Seicento; il crocifisso in legno scolpito, restaurato da Angel Puxeddo nel 1634 e il crocifisso  in argento e oro in stile gotico-aragonese.

venerdì 18 settembre 2009

Domusnovas : le Grotte di San Giovanni


Nella prima metà dell' Ottocento, il generale Lamarmora, primo grande "descrittore" della Sardegna, si recò più di una volta a Domusnovas, attratto dall'interesse al Monte Marganai e soprattutto della Grotta di San Giovanni.

La grotta venne visitata anche da Carlo Alberto, non ancora re di Sardegna nel 1929, appena più in alto si trova una chiesetta  ottocentesca, anch'essa dedicata a San Giovanni, sulla destra la parete rocciosa del Monte Acqua, la grotta è lunga circa 800 metri e rimane l'unica in Italia percorribile in auto. Da un paio d'anni questo non è più possibile, in quanto la grotta è stata chiusa al traffico per preservarne la sicurezza.

Continuando si trovano numerosi complessi minerari - Barraxiutta, Sa Duchessa, Tiny, Arenas e altri - oggi abbandonati.

Ai due sbocchi, i resti di mura megalitiche, a dimostrare che le popolazioni nuragiche usavano la grande cavità come fortezza.

Sono scarse le tracce di stalattiti e stalagmiti ma si trovano delle vasche a forma di acquasantiera.

Può rappresentare una meta interessante per gli speleologi una diramazione laterale: Su Stampu ( "Il Buco") de Pireddu, che procede con varie diramazioni, una delle quali comunica con la Grotta Rolfo, una delle più belle della regione.

giovedì 17 settembre 2009

Macomer : le pietre Maschio e Femmina

La strada che da Macomer si dirige al monte Sant Antonio, meta di passeggiate e luoghi di culto, conduce anche ad alcuni monumenti nuragici, i Betili chiamati Pedras Marmuradas di Tamuli.


Sparse in un piccolo prato pianeggiante le Pedras, tutte di forma arrotondata troncoconica, ricavate da massi dai basalto che caratterizzano la regione, sono alte intorno al metro; un gruppo di tre hanno forma regolare, mentre altre tre portano ciascuna due sporgenze come abbozzi di seni femminili.


Le prime sono rappresentazioni della divinità maschile e le seconde di quella femminile.
L'archeologo Giovanni Lilliu ha osservato come queste sculture simboliche, che si legano al culto delle pietre durato per secoli nell'isola, si trovano spesso vicino alle tombe megalitiche : perlopiù in basalto col colore nero del masso naturale si sono voluti sintonizzare alla tenebra del sepolcro.

Ci si può soffermare sul numero e il sesso di queste della campagna Macomerese : qui infatti l'ideologia Betilica si fa più manifesta, in quanto le manifestazioni sono state moltiplicate per rendere più vigorosa ed efficace la forza manica degli spiriti che vi si credevano contenuti.

Questi monumenti sono sempre in numero dispari, si pensa per una valenza scaramantica, mentre la compresenza dell'elemento maschile e femminile uniti potrebbe pregare una maggior forza nel recuperare dalla morte a nuova vita i defunti sepolti nelle grandi Arche Megalitiche.

lunedì 14 settembre 2009

Presentazione Blog


Ciao a tutti, io sono Lucia, da oggi semplicemente Mamargot.


Con questo mio Blog, intendo occuparmi di tutto cio che riguarda la ricchezza del patrimonio storico della Sardegna, con un percorso, speriamo lungo, che permetta a tutti gli appassionati come me, un'esplorazione a 360 gradi, volta a cogliere gli aspetti architettonici, storici, culturali, mistici e religiosi, che rendono la nostra stupenda isola unica e inimibitabile.

Volevo fare una premessa che riguarda la nostra bellissima Sardegna. La scoperta dell'isola è iniziata nell'800 grazie ad opere di viaggiatori stranieri come Gaston, Vuillier e Alberto della Marmora e ad opera di studiosi locali come Giovanni Spano e Pasquale Tola. 

E' continuata in questo secolo grazie ad altri viaggiatori e ricercatori cui si sono aggiunti di recente gli operatori turistici. Si è venuto cosi consolidando l'elenco delle cose che è quasi d'obbligo vedere per farsi un'idea della nostra splendida isola : la Costa Smeralda e le rovine di Tharros, il Duomo di Sassari e Cala Luna, i Murales di Orgosolo e il nuraghe di Barumini.

Ma restano a volte nascosti,  a breve distanza dagli stessi luoghi, scorci di paesaggio, monumenti e rifugi naturali che possono essere comunque interessanti e godibili  e che anzi trascurati e dimenticati come sono,  rispondono meglio all'idea che molti si sono fatti della Sardegna come terra disabitata e delle grandi solitudini come narra mirabilmente una nota scrittrice sarda che a voi tutti consiglio di scoprire: Grazia Deledda, che con estremo sentimento si addentra in quella che è la nostra realtà spesso cruda, spesso romantica, nostalgica ma di una bellezza mozzafiato.





Chiesa Romanica di San Paolo (Milis - OR)