domenica 28 febbraio 2010

A mio padre

Queto blog è in onore di mio padre, che amava l'archeologia, la storia e tutto ciò che riguardava la sua amata isola.............Grazie Pà.........

L'Archivio Storico Comunale di Oristano e la sua Sezione Antica

Il Comune di Oristano possiede uno degli archivi più antichi e prestigiosi della nostra isola: il suo considerevole patrimonio è costituito da antiche pergamene, da registri, volumi e atti sciolti che attestano l'importante passato storico della capitale dell'ex giudicato di Arborea. Da circa vent'anni ormai, grazie alla sensibilità dimostrata dalle amministrazioni che si sono succedute al governo della città, esso è stato interamente censito ed è disponibile per lo studio o per la semplice curiosità dei cittadini, nei locali della casa municipale: Palazzo degli Scolopi. Non si hanno notizie su una istituzione formale dell'archivio civico, ma è certo che la sedimentazione dei documenti inizia nel 1479 data del documento più antico ancora oggi conservato. Dal 1554 appare chiara la volontà degli amministratori cittadini di costruire una Casa de la Ciutat che fu effettivamente eretta nel 1563, dove da quel momento furono svolte le riunioni e conservati gli atti amministrativi all'interno di una cassa lignea provvista di una serratura a tre chiavi tenute in consegna dalle massime cariche cittadine. La costante attenzione e i numerosi interventi promossi durante il novecento dall'amministrazione centrale dello Stato, hanno permesso alla preziosa opera di archivisti, di salvaguardare i " Privilegi ", ovvero gli atti con cui nel 1479 Ferdinando II sanciva l'unione di Oristano alla Corona d' Aragona, i " Libre de Regiment" dove venivano raccolte le prerogative concesse alla città, i  " Libres de Conçelleria " un vero scrigno di infinite notizie di storia, cultura e civiltà, che hanno offerto un contributo importante per lo studio delle origini della Sartiglia, permettendo di retrodatarla sino al 1547. Accanto a questi i " Registri di Baliatico " dove venivano annotate le spese in favore degli orfani della città. Il " Libro dell'Amostassen " nel quale sono riportati i prezzi dei generi alimentari e le regole sui mercati, senza obliare la serie di frammenti di codice pergamenaceo di epoca medievale attualmente in fase di studio. Da quasi cinque anni l'Archivio sperimenta nuove iniziative per raggiungere un pubblico più vasto, attraverso giornate di studio, le periodiche pubblicazioni del Bollettino dell'archivio storico comunale di Oristano, ed inoltre attraverso la recentissima prima edizione del concorso letterario " La tua storia nella storia ". Questo articolo è dedicato con tanto affetto alla sua autrice: Antonella Casula.....Grazie

venerdì 26 febbraio 2010

La Sartiglia attraverso l'Arte e la Storia


La manifestazione storica della Sartiglia è considerata buon diritto una finestra che ogni anno, quasi per incanto, si apre sulla storia della città di Oristano. Le antiche corporazioni di mestiere, il torneo, gli abilissimi cavalieri vestiti con antichi costumi, i possenti cavalli bardati a festa, sono i protagonisti assoluti di questo spettacolo straordinario.  rulli dei tamburi, e gli squilli delle trombe rappresentano per i cittadini di Oristano e per tutti i turisti, sempre più numerosi, provenienti da ogni parte del mondo, la colonna sonora di una festa che rimanda a tempi lontani. Gli oristanesi alla vista del solenne corteo aperto dal Componidori sentono nel cuore un sussulto, un risveglio della loro identità, un forte sentimento di appartenenza ad una storia, lunga e importante, che ogni anno si rinnova. I turisti e i visitatori che arrivano in occasione della Sartiglia respirano quest'aria e la visita ai più importanti monumenti della città può rappresentare un'ulteriore opportunità. Il percorso della Sartiglia insiste sulle strade toriche della città. Al termine della vestizione del Componidori, che in genere si svolge fuori dal centro storico della città, il corteo si dirige verso la strada del Duomo, dove avviene la corsa alla stella. Sino al 1907 i cavalieri attraversavano la Porta a Mare per poter raggiungere la cattedrale, entrando da quella che un tempo costituiva la porta d'accesso alla città murata perchè arrivava da Sud. In quell'nno l'edificio venne abbattuto perchè reputato di scarso valore storico-artistico. Risultava inoltre già in rovina la torre di San Filippo, adiacente al palazzo di residenza dei sovrani medievali, situato in prossimità dell'attuale carcere. Proprio dallo spazio antistante il carcere, prende il via la corsa del cavaliere che tenta di cogliere la stella, retta dal nastro verde teso sotto il campanile trecentesco della cattedrale dell'Arcidiocesi Arborense. All'interno della cattedrale, dedicata all'Assunta, numerose cappelle e splendide statue testimoniano le diverse fasi storiche dell'importante edificio che rimanda le sue più lontane origini all'età bizantina. La cappella della Madonna del Rimedio, con la statua della Madonna in pietra policroma nell'antica cappella gotica, la trecentesca statuta dell'Annunziata scolpita da Nino Pisano, la capella del martide Archelao patrono della città e quella del gremio dei falegnami, realizzata in stile barocco con decori in oro zecchino, sono solo alcuni dei preziosi gioielli di questo monumento religioso tra i più solenni dell'isola. Insistono su percorso della corsa alla stella anche la chiesa ed il convento di San Francesco, situati proprio nella curva che i cavalieri affrontano con velocità ed ardimento.La chiesa, di origine duecentesca, si presenta oggi in stile neoclassico e custodisce gelosamente il crocifisso detto di Nicodemo. L'opera lignea, ascrivibile al tipo tragico doloroso del Cristo sofferente in croce, d'ispirazione renana, è attribuito a maestranze valenzane del XIV secolo, ed è presente in Oristano d'antica data rappresentando uno dei monumenti più importanti della religiosità e della cultura non solo sarda. La galoppata dei cavalieri che hanno tentato di infilare la stella termina nel piazzale antistante la chiesa di San Mauro, dopo aver superato la chiesa di Sant'Antonio, cappella di un antico ospedale medievale cittadino, e la chiesetta dello spirito santo di origine bizantina. Successivamente il corteo dei cavalieri, diretto verso la strada delle pariglie, si immette nella piazza Eleonora. La piazza è dominata dalla statua realizzata alla fine dell'Ottocento dall'artista Ulisse Cambi in onore di Eleonora d'Arborea.  regina reggente del Regno medievale d'Arborea vive nell'ultimo scorcio del Trecento e il suo nome è legato alla promulgazione di un'aggioramento della Carta Delogu. Il codice di leggi alla base del diritto del regno. Sulla piazza si affacciano il palazzo degli scolopi, un tempo convento, oggi sede degli uffici dell'amministrazione comunale e il palazzo Campus Colonna, del XVIII secolo, sede dell'ufficio del sindaco della città e di altri amministratori. Il corso Umberto, comunemente chiamato "via Dritta", unisce la piazza Eleonora con la piazza Roma, altro cuore pulsante della città. Sulla via Dritta si affaccia il palazzo Arcais, oggi sede di rappresentanza e di alcuni uffici dell'amministrazione provinciale di Oristano, eretto nella seconda metà del XVIII secolo dal novile Don Damiano Nurra Conca, marchese de Arcais, il quale volle edificare e donare all'ordine dei carmelitani un convento, oggi sede di alcuni corsi universitari, e una chiesa eretta in perfetto stile barocco piemontese. Sulla piazza Roma trionfa la possente torre eretta nel Duecento da Mariano II d'Arborea. Il sovrano arborense sul fine del XIII secolo volle potenziare il sistema di difesa di questa capitale medievale fa costruire il muro di cinta della città fortificato con ventotto torri, dotando la citta di tre ingressi principali. La torre di Mariano, detta anche di San Cristoforo o Portamanna, costituiva l'ingresso principale della città perchè arrivava da Nord. La torre, costruita in blocchi di arenaria misura ventotto metri e custodisce nel sopralzo una campana in bronzo del XVIII secolo, raro esempio di campana ad uso civico.  questo modo il corteo fuoriesce dalla linea immaginaria del percorso della città murata per trasferirsi lungo la strada che correva di fianco alle antiche mura cittadine.La via Mazzini inizia sul sagrati della chiesa di San Sebastiano, di origini seicentesche, e si sviluppa lungo il fossato che anticamente correva intorno al circuito difensivo. Sulla strada del percorso delle evoluzioni si affaccia la torre di Portixedda. La cosiddetta "piccola porta", visibile all'interno rappresenta una delle torre del citato sistema di difesa della città, e così come si presenta oggi è frutto di un'intervento subito nei secoli della dominazione spagnola dell'isola. Particolarmente interessante risulta la visita dell'Antiquarium Arborense il museo archeologico della città. Le diverse esposizioni temporanee e permanenti trovano sistemazione in un'elegante palazzo che custodisce preziose collezioni archeologiche. Sono inoltre presenti due straordinarie ricostruzioni  tridimensionali, quella della città di Tharros riconducibile all'epoca romana e quella di Oristano, capitale del Regno d'Arborea cinta delle mura e delle torri con tutti i monumenti riferibili all'età medievale. La presenza di preziosi retabli del XV e del XVI secolo, riconducibili a maestranze catalane e ai più noti artisti sardi del tempo, arricchiscono ulteriormente questo importante scrigno e di storia della città.

venerdì 12 febbraio 2010

Sa gentarrubia

La gente rossa, strepita nella laguna.

Presso l'isola del falasco è un gorgogliare di becchi nella fanghiglia,un torcersi di colli  lunghi  flessuosi in teneri avvolgimenti.Specchiati nell'azzurro frantumati in miriadi di forme rosacee, in diamanti di gocce che cadono, scompaiono fra i trampoli rossi rigidi, essenziali come steli di giunchi, virgulti senza spine. 


Danza di piume, musica senza note ritmata da sighiozzi, da stridi, da gemiti, da sibili e ansiti tra sponde verdi di frumento.I colli si flettono ora in note di musica, bianchecontro la laguna di madreperla.
Musica di danza su trampoli rossi sotto un tremolio
di

giovedì 11 febbraio 2010

Santa Maria Iscalas. Dal neolitico ai giorni nostri. Cossoine. Dall'antico al moderno

Il paese fu probabilmente fondato nel primo Medioevo da una tribù corsa proveniente dalle coste nord-orientali della Sardegna,come testimonia l'appellativo di ''Corsein '' presente nelle carte geografiche più antiche e l'alta frequenza del cognome Unali ( da '' Gunale'',toponimo storico di una curatoria del Giudicato di Gallura ).


Nel suo territorio non mancano testimonianze del passaggio precedente di altri popoli,tra cui Romani con '' Lucentia'' o '' Castrum Lucentium '' (oggi ''Lughentinas '') e i Bizantini con l insegnamento di ''Kourin'',la chiesa di Santa Maria Iscalas.Recenti indagini archeologiche hanno dimostrato che il territorio di Cossoine era abitato fin