martedì 22 febbraio 2011

I Giganti di Monti Prama

La nostra amata isola, col suo vento impetuoso che si insinua tra le rocce granitiche o accarezza leggero i campi che profumano di fiori selvatici, ci porta spesso lontano nel tempo...ci perdiamo nel lontano passato, agli albori della vita, in un tempo struggente e quasi immobile per non intaccare o turbare chi prima di noi con dignità e coraggio ha costruito, creato tutte le meraviglie che noi oggi ancora con sguardo attonito e occhi stupiti ammiriamo, rapiti dal mistero della creatività che non necessitava di tecnologia, ma solamente di amore per la propria terra. 

La Sardegna.....un continente...una poesia...un canto...una litania....gente semplice ma fiera, mai scesa a
compromessi con il dominio degli invasori, orgogliosa e fiera che custodisce e non svela misteri, di una civiltà che ancora oggi costituisce un enigma. 

Questo post è dedicato con immenso amore a mio padre, che partecipò attivamente al ritrovamento di quel che oggi rappresenta per gli studiosi ancora un mistero da svelare: I Giganti di Monti Prama

Quel giorno tornò a casa con gli occhi che brillavano per l'emozione. Ci raccontava animatamente e con fervore di ciò che i suoi occhi ammirarono per primi, con l'entusiasmo di un bambino, felice, ancora entusiasta per la vita e le sue meraviglie, prima di sapere che non avrebbe ammirato ancora a lungo la sua bellissima isola. Nel marzo del 1974 in località Monti Prama-Sinis/Cabras (OR), che significa Monte per l'altezza di 50 metri e Prama per la palma nana diffusa in questa zona. Un contadino durante una semplice aratura del suo terreno, toccò inavvertitamente con la lama del sua aratro, qualcosa di anomalo che si rivelò una testa gigantesca di una statua. 

Spaventato dal ritrovamento chiese aiuto alle autorità che fecero intervenire due dei più famosi archeologi sardi dell'epoca, Giovanni Lilliu e Enrico Atzeni  che diedero il via alla più grande ed enigmatica scoperta in territorio sardo. Gli scavi da loro organizzati diedero alla luce trenta gigantesche statue di pietra, alte due metri circa,  vecchie di almeno 2700. Si trattava di trenta guerrieri, tra arcieri e pugilatori, forse a custodia di una tomba proprio come i famosi guerrieri cinesi, l'unica differenza è che questi personaggi non sono la copia esatta di esseri umani, bensì riportano fattezze anomale : hanno occhi come due cerchi sovrapposti e la bocca è una semplice fessura. Hanno una pettinatura in stile celtico fatta a trecce e abiti orientaleggianti. 

Ma ciò che li rende unici è la loro titanica altezza, che va dai 2 ai 2 metri e 60, oltre al fatto che portano il 52 di piede. Sono statue in pietra arenaria, diritte in piedi e con braccia piegate a tenere scudi o armi. Le statue furono ritrovate all'interno di un'area sacra, sopra delle basi che delimitavano alcune tombe a nuraghe e diversi betili. Giovanni Lilliu, l'archeologo che lavorò agli scavi, raccontò che al momento della scoperta il sole limpido e caldo che caratterizzava la giornata fu improvvisamente oscurato da una tempesta furiosa mentre si riportavano le statue alla luce. Sembrava che gli antichi dei si fossero risvegliati insieme alle statue. 

Oltre a questo, dell'eccezionale ritrovamento non se n'è mai saputo nulla, se non da pochi anni. Infatti furono "abbandonati" per ben 32 anni al museo di Cagliari, non in una sala per i visitatori ma in uno scantinato umido e buio. Solo nel 2003 vennero trasportati ( in maniera non pubblica) in un centro di restauro a Li Punti, in provincia di Sassari. L'autentica datazione non è mai stata accertata, ma vi sono delle datazioni che vanno dal 2700 a.C.  al 1° millennio a.C. fino al VI secolo a.C. 

la Sardegna era diventata molto potente avendo come capitale la fenicia Tharros, che nessun esercito riusciva a sottomettere. Le statue sono molto stilizzate e con il naso molto accentuato. I cerchi degli occhi sono perfetti. Sono tutti arcieri e pugili e solo uno è un guerriero. Non è stato ancora possibile ricostruire una statua per intero. Sono state per certo identificate 25 statue di cui 17 pugilatori e 8 arcieri. Insieme a loro sono stati ritrovati dei modelli di nuraghe. Le tombe a pozzetto, si chiamano così perchè contenevano i corpi in posizione fetale, in tutto sono 33, quasi uno per ogni statua-guerriero. L'area funeraria in cui sono state ritrovate, era dedicata ad una famiglia o ad un clan. Lo studioso Tronchetti, afferma che i pugilatori non siano dei "veri  guerrieri" , ma che siano "Guerrieri del culto", magari atti a rappresentare una sorta di rituale funerario per difendere l'anima ed accompagnarla nell'aldilà, dove nessuna arma di bronzo poteva servire contro le forze delle tenebre. 

Tra gli strumenti di lavorazione si presuppone ci fosse un compasso o qualcosa di simile senza il quale sarebbe stato impossibile realizzare i cerchi degli occhi così perfetti. Essi infatti sono dei cerchi concentrici che magnetizzano lo sguardo di chi li osserva. Così protetti da accentuate sopraciglia tipicamente sarde, sembrabo parlare laddove la bocca è assente, perchè appena accentuata. Essendo statue, non potendo emettere alcun suono, non gli resta che dialogare con gli occhi, la vera voce dell'anima. Esse sembrano parlare ma noi non le sappiamo ascoltare e le fissiamo per ore senza neppure sapere il perchè.....

3 commenti:

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  2. più si va a ritroso nel tempo più le opere i massi per costruire mastodontiche roccaforti o monumenti sono giganti, ma tutto rimane nel limbo e nascosto, io credo che i giganti sono veramente esistiti...complimenti per il tuo articolo!

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  3. Ciao, potrebbe starci anche la teoria del "casco integrale": gli occhi sono in realtà degli oblò e la bocca una fessura per l'areazione.

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